Le antifone mnemonico-didattiche del Tonario di San Marziale di Limoges (X-XI sec.)

La teologia degli otto modi gregoriani nelle antifone mnemonico-didattiche del Tonario di San Marziale di Limoges. 28 maggio 2022, Roma.

(Tonarium Sancti Martialis Lemovicensis. Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1121, ff. 201v-205v, https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8432272p/f413.image ).

Cos’è la modalità del Canto gregoriano?

È sicuramente una domanda complessa e, probabilmente non basterebbe una conferenza o un momento come questo per spiegarla.

Nella musica, come sappiamo, ci sono le “scale musicali”, precise successioni di intervalli di suoni.

Ma una scala musicale è un concetto della teoria musicale, una teoria che serve, alla fine, per comporre un brano, un canto.

Sono come i colori in mano ad un pittore: spetta a lui l’arte di saperli scegliere, mescolare se necessario (centonizzare), e disporli sulla tela per creare un’immagine…

Così nel Canto gregoriano. La modalità è uno strumento a disposizione di chi ha pensato quelle melodie nel medioevo. E come il colore coinvolge la sfera sensoriale di chi guarda un quadro, così la modalità provocava l’udito di chi ascoltava una melodia. Un linguaggio, questo dell’octoechos (gli otto suoni) del quale abbiamo perso la famigliarità ma nel quale, per molti secoli, generazioni di fanciulli alle scuole abbaziali o delle cattedrali, sono cresciuti (ci volevamo 10 anni prima di essere ammessi nella schola).

La musica esiste in quanto fenomeno sonoro e la teoria poi la descrive ma la teologia può inspirarla e interpretarla.

Vorrei, allora, proprio che entrassimo nel linguaggio della modalità, dell’octoechos, attraverso l’ascolto.

Ringrazio il maestro Franz Karl Prassl e i Cantori della Schola gregoriana del Pontificio Istituto di Musica Sacra per la loro disponibilità ad aiutarci in questo.

Avremo modo di ascoltare una serie di 8 Antifone precedute da alcune parole pseudo greche che i teorici medievali pensavano, erroneamente, di origine bizantina come gli echemata: le formule di intonazioni.

Non si tratta di brani nati per la liturgia ma di un metodo didattico attraverso cui imparare e ricordare gli 8 colori del canto gregoriano, gli 8 modi ecclesiastici.

È sorprendente come, anche attraverso una lezione di teoria musicale, un fanciullo si trovasse immerso in una catechesi fatta di immagini, simboli e, in modo particolare, di numeri.

Sono allegorie numerologiche offerte dal Nuovo Testamento: Parola di Dio che si serve anche dei numeri per comunicarsi all’uomo.

Anche la modalità trova nel numero un elemento sintetico, un qualcosa che la può riassumere e al tempo stesso spiegare con un significato teologico: che ci parla di Dio.

PRIMO MODO

Cercate, anzitutto, il regno di Dio (Mt 6,33).

(Autentus Protus auctoritas prima: NOANNOEANE. Primum quaerite regnum Dei).

Il primo modo è legato all’1. 1 non è un numero! Rappresenta l’unità, l’unicità, ciò che è indiviso. Inoltre, è il principio: dall’unità parte tutto, tutti gli altri numeri. Esso ci parla di Dio, lo descrive come il principio e la fine, la fonte e l’origine, l’unico al quale si debba elevare un canto di lode.

Ascoltiamo.

SECONDO MODO

Il secondo [comandamento] poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. (Mt 22,39).

(Plaga Proti hoc est iunior primi: NOEAGIS. Secundum autem simile est huic).

Il numero 2 apre all’altro, al diverso da se stessi. La perfezione dell’1 non viene meno ma si manifesta come Amore, come donazione. Per questo il 2 riassume il valore di un modo cristologico, che parla di Cristo: vero Dio e vero uomo. Già venuto nella storia e, al tempo stesso, il veniente. Nel 2, nel mistero dell’Incarnazione, Dio si relaziona in modo singolare con l’umanità per portarla alla deità, alla beatitudine attraverso quel secondo comandamento: poiché amati possiamo e dobbiamo amare.

Ascoltiamo.

TERZO MODO

Eccoci al terzo giorno da che queste cose sono avvenute. Ma alcune donne […] ci hanno sconvolti; […] affermano che egli è vivo. (Lc 24,21).

(Autentus Deuterus hoc est auctoritas secunda: NOIOEANE. Tertia dies est quod haec facta sunt).

Il numero 3 sintetizza l’opera sconvolgente della Trinità: la Risurrezione. È un numero salvifico che libera l’uomo dalle antiche tentazioni: 3 come le tentazioni di Cristo nel Deserto, 3 come i rinnegamenti di Pietro. Dio, unità nella trinità, è il rimedio al triplice peccato: contro Dio, contro il prossimo e contro noi stessi.

Ascoltiamo

QUARTO MODO

Ma alla quarta vigilia della notte andò verso di loro camminando sul mare. (Mt 14,25).

(Plaga Deuteri: NOEAIS. Quarta autem vigilia noctis venit ad eos).

Il numero 4 riassume l’umanità, l’immanenza, la temporalità. I discepoli, vedendo Gesù camminare sulle acque pensarono ad un fantasma. Ma all’udire la sua voce: voce di uomo, lo riconobbero. L’uomo è quadrato! Proprio a partire dalle 4 lettere che formano il nome del primo uomo: Adam. Il 4, inoltre, si proietta a livello cosmico irradiandosi a partire dalle 4 direzioni come le braccia della Croce e abbracciando tutto il mondo.

Ascoltiamo.

QUINTO MODO

Cinque prudenti [vergini] entrarono alle nozze. (Mt 25,2.10).

(Autentus Tritus id est auctoritas tertii: NOIOEANE. Quinque prudentes intraverunt ad nuptias).

La simbologia legata al numero 5 è più modesta e sembra concentrarsi sui 5 sensi e la peccaminosità ad essi collegata. Le 5 vergini sagge, però, bene parlano di un’altra allegoria legata al 5. Si tratta del matrimonio. Cinque è la somma del numero virile 3 con il femminile 2.

Ascoltiamo.

SESTO MODO

All’ora sesta [Gesù] sedette sul pozzo. (Gv 4,6).

(Plaga Triti: NOEAGIS. Sexta hora sedit super puteum).

Il 6 è il numero perfetto: somma e prodotto delle sue parti: 1, 2 e 3. Nella Liturgia è il numero della Feria (giorno) e ora della Passione. Nel Vangelo di Giovanni è l’ora in cui Gesù siede stanco al pozzo di Giacobbe prima di incontrare la donna Samaritana e quel sedersi stanco è allegoria della Passione, della sua morte e riposo nel sepolcro come canta il Salmo 139, versetto dell’Introito di Pasqua: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo” per risorgere.

Ascoltiamo.

SETTIMO MODO

Sette sono gli Spiriti davanti al trono di Dio. (Ap 4,5).

(Autentus Tetrardus hoc est auctoritas IIII: NOIOEANE. Septem sunt Spiritus ante thronum Dei).

Il 7 è il simbolo dello Spirito settiforme, lo Spirito Santo che libera. Proprio per questo è anche allegoria del Battesimo, dove il Cristiano riceve proprio la Grazia settiforme dello Spirito e vede lavati i propri peccati. Ma 7 è anche simbolo del riposo, della quiete: il Sabato terreno che anticipa il Sabato eterno nel quale avremo il riposo dello Spirito e si fonda nel riposo di Dio al termine dei sei giorni della Creazione, in quel settimo giorno che non ebbe sera.

Ascoltiamo.

OTTAVO MODO

Otto sono le beatitudini. (Mt 5,3-10).

(Plaga tedrardi oc est iunior primi: NOEAGIS. Octo sunt beatitudines).

Il Catechismo ci ricorda che le beatitudini “esprimono la vocazione dei fedeli associati alla gloria della passione e risurrezione di Cristo”. Il numero 8 le simboleggia e cantarlo nella modalità diventa allegoria della Risurrezione, della Beatitudine eterna, dell’Ottavo giorno. La perfezione del settimo giorno, il sabato che non ha sera, si trasfigura in una eterna Domenica fuori dal tempo. Con uno di quei giochi di parole tanto cari agli autori medievali, il numero 8 racconta proprio di quel giorno che sarà alla fine e senza fine.

Ascoltiamo

Rispondi

Scopri di più da Pes Allegoricus

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading