La voce esprime l’intima essenza della creatura. Una vibrazione sonora che da un cuore pone in risonanza un altro cuore… o molti cuori.
Così è la voce di Rachele, urlo materno di disperazione d’innanzi alla morte dell’innocenza per mano della crudeltà e spietatezza umana.
Così è la voce di ogni madre nel mondo costretta a vedere la sofferenza dei propri figli.
Basta un neuma a descriverla… una “virga strata” che con i suoi due suoni all’unisono staccati dipinge una voce rotta e singhiozzante per il dolore, il pianto di





Pinacoteca Nazionale di Bologna
“Rachele [che] piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”
(Mt 2,18).
Di fronte a tanto dolore e a morte innocente ci sembra di poter solo dire:

Usqequo, Domine, oblivisceris me in finem?
(Fino a quando, o Signore,
mi dimenticherai?
Sarà forse per sempre? Sal 13, 2).
Ma è nella Voce di Dio la risposta:
Haec dicit Dominus:
(Dice il Signore:
“Quiescat vox tua a fletu et oculi tui a luctu, […] Et est spes novissimis tuis”.
«Trattieni il tuo pianto,
i tuoi occhi dalle lacrime. C’è una speranza per la tua discendenza.)

L’eterno canto del Padre è solo canto di speranza, intonato una volta in Cristo nella potenza dello Spirito: mai tacerà!

Meraviglioso. Grazie. Marina
Grazie cara Marina!!!